«RESTITUISCANO LA TORRES ALLA CITTÀ, IL SINDACO SI FACCIA CARICO DELLA SITUAZIONE»
 
Lungi dal farci piacere, le informazioni di cui siamo entrati in possesso nelle ultime ore non fanno altro che confermare quello che andiamo dicendo da mesi. E cioè che la Torres, la più antica squadra di calcio della Sardegna, simbolo identitario di una città importante come è Sassari a livello nazionale, società che per oltre un secolo ha saputo rappresentare un punto di riferimento per chiunque creda in determinati valori – di cui lo sport è veicolo ma che dovrebbero orientare il vivere quotidiano – è nelle mani di persone sbagliate e inadeguate. 
Si tratta di persone che nella migliore delle ipotesi non sanno niente della Torres, della sua storia, della sua tradizione, che non possono capire Sassari e il legame indissolubile tra la squadra di calcio, la società e il modo di essere di una comunità intera. Una comunità che non intende rinunciare alla propria identità, non intende abdicare più, non intende farlo oltre.
Che si chiamino Domenico Capitani o Daniele Piraino, per noi non fa alcuna differenza: le informazioni che emergono dalle carte, con una compravendita che formalmente si sarebbe concretizzata al valore simbolico di 3 euro, certificano – se mai ci fossero dei dubbi – la mancanza di serietà di tutti i protagonisti di questa tristissima pagina della storia rossoblù. Ma certificano anche la contiguità tra chi ha gestito la Torres negli ultimi tre anni – con i metodi e i risultati che tutti conosciamo – e chi oggi, almeno sulla carta, è pronto a prenderne il posto. 
Debiti, scommesse, retrocessioni, penalizzazioni, giocatori e tecnici offesi, dirigenti avvicendati a ritmi ossessionanti: da quando Domenico Capitani ha assunto la guida della Torres non c’è più stata pace, e i valori torresini sono stati barattati sulla base di chissà quali accordi per 3 miseri euro.
Questo è l’unico dato di fatto. Tutto il resto – a iniziare dai distinguo della nuova proprietà, se così la si vuole definire – lo lasciamo a chi ancora vuole ostinarsi a mistificare uno stato di cose che purtroppo, lo ribadiamo, conoscevamo già e abbiamo denunciato da tempo. 
L’arrivo dell’imprenditore laziale a Sassari era stato in qualche modo assecondato dalle istituzioni, a iniziare dal Comune di Sassari. È a quelle stesse istituzioni, sindaco in testa, che ci appelliamo affinché si facciano carico di una situazione non più sopportabile. Sassari, tutta, è stata letteralmente usurpata di un bene che appartiene all’immaginario simbolico di tutta la comunità. Oggi la Torres è un’entità a se stante, che non ritiene di dover rendere conto ai veri proprietari della società e della squadra, ossia Sassari e chi la rappresenta. A iniziare dai tifosi, che sono sempre stati e continueranno a essere la base su cui potrà sempre contare chi vorrà il bene della Torres.
A partire da questo presupposto, una partecipatissima assemblea di tifosi ha deciso di adoperarsi al fine di dissuadere questi personaggi dal proseguire nei loro intenti, che purtroppo continuiamo a ignorare ma che di sicuro non hanno niente a che fare con gli interessi della Torres. 
Non ci fanno paura le categorie più basse, ci spaventa invece l’idea che per l’ennesima volta in pochi anni la nostra squadra sia a un passo dal fallimento, frutto di una gestione totalmente scriteriata, che non ha avuto alcun rispetto di questa società e della sua gente, di questa città e dei suoi colori. 
È il momento di dire basta. Il Comune di Sassari si attivi, muova ogni passo possibile per liberare lo stadio “Vanni Sanna” dalla presenza di un manipolo di persone che stanno smantellando anni di storia con una superficialità sconcertante.
 
A nome dell’assemblea e – crediamo – di tutto il popolo torresino, chiediamo di poter essere incontrati e ascoltati, così da gettare le basi per un impegno comune per la “liberazione” della Torres.

  Seguici su Facebook     seguici su Twitter     Seguici su Flickr     seguici su Youtube