Comunicato congiunto Fondazione-Amst

La Fondazione Sef Torres 1903 e l’Associazione memoria Storica Torresina, che nascono per iniziativa delle diverse anime del tifo rossoblù e aspirano a rappresentarle senza alcuna distinzione, in attesa che l'ter giuridico-sportivo compiesse il suo corso, hanno assistito – non con indifferenza – all’ ennesimo travaglio della società di calcio più antica della Sardegna.

 

Esser passati dalla speranza che davvero fossero finalmente maturate le condizioni per il radicamento di un progetto tecnico, societario e culturale con una prospettiva di ampio respiro e di lungo periodo alla delusione di una retrocessione che, controvertendo il verdetto del campo, macchia in maniera indelebile e per la prima volta nella sua storia il nome della nostra squadra, è stato un fatto traumatico per tutta la comunità torresina e per l’intera città di Sassari. 

Per questo l’Associazione e la Fondazione, in tutte le loro componenti hanno preferito tacere, riflettere e solo dopo discutere fino ad assumere collegialmente una posizione chiara e netta sulla situazione attuale, sulle prospettive più immediate e sul futuro della Torres.

 

Ai rovesci societari, purtroppo, siamo abituati da oltre vent’anni. 

Come una maledizione, i migliori cicli agonistici si sono sistematicamente alternati a fallimenti, passaggi di mano, crisi, debiti e rinunce che hanno fatto crescere intere generazioni di sassaresi e di tifosi nella convinzione che gli alti e i bassi, almeno nel calcio, siano un fatto ineluttabile. È stata per molti una lezione, se vogliamo, perché in molti casi questo fatto è servito per rafforzare quel legame di affetto, di appartenenza e di identificazione nei confronti di una maglia, di un simbolo dell’identità cittadina. A prescindere dalla categoria, a prescindere dalle ambizioni che realisticamente si possono cullare, Sassari e la Torres sono strette da un legame indissolubile.

 

Questa premessa pare utile per far comprendere come l’attuale malumore dei torresini, rappresentati dalla Fondazione e dall’ Associazione, non sia una diretta conseguenza, o almeno non in modo esclusivo, del fatto che la Torres abbia perso un posto tra i professionisti e militi nel Campionato nazionale dilettanti. Certo, i tifosi per definizione sognano in grande, ma sanno nutrirsi di passione e di amore per la propria squadra anche nei campi più polverosi della periferia del calcio e nelle serie più basse. Quello che avvilisce è il senso di delusione, la percezione di un tradimento, la convinzione di un raggiro subito da chi era stato accolto con le migliori aspettative e aveva ricevuto dalla piazza un’apertura di credito quasi mai garantita ai suoi predecessori.

 

Le scelte tecniche si possono anche sbagliare, l’organizzazione societaria può anche tardare a mostrare la stabilità che noi continuiamo a ritenere necessaria per qualsiasi progetto credibile e durevole. Ma aver mancato di rispetto alla storia e ai valori di un club ultracentenario, per ragioni che continuiamo a ignorare ma che ci sembrano ignobili in qualsiasi caso, trascinandolo in vicende extra-sportive che non avevano mai varcato i cancelli dello stadio Acquedotto, rappresenta per noi una ferita insanabile. Un peccato che non può essere perdonato in nessun caso, proprio perché ha minato alla base quel rapporto di fiducia che l’Associazione e la Fondazione, ma è più giusto parlare di tutta la piazza torresina, hanno cercato di coltivare sin dall’insediamento dell’attuale proprietà.

 

Questa valutazione equivale, per non giocare con le parole e non dare adito a fraintendimenti, a una esplicita e irrevocabile richiesta di dimissioni dell’attuale staff dirigenziale, ma anche e soprattutto un’esortazione al proprietario Domenico Capitani di farsi definitivamente da parte, lasciando la società alla città nelle stesse condizioni finanziarie nelle quali, gratuitamente, l’ha rilevata. 

I fatti che lo coinvolgono non hanno niente a che fare con la Torres, con la sua storia, con la sua identità, con i valori di cui è testimone da oltre 112 anni.

Alle sconfitte siamo abituati, e anche alle retrocessioni, e ci siamo appassionati di Torres anche in Promozione. 

Alle menzogne, all’offesa di una identità – la nostra, quella della Torres – che abbiamo preservato con cura, custodito gelosamente e tramandato con orgoglio, non siamo abituati e non intendiamo farlo.

Anche a voler vendere la propria anima al diavolo, e volendo accettare un compromesso con chi si è reso responsabile di un simile tradimento, viene da chiedersi se davvero questo sacrificio possa essere giustificato in nome di un progetto che sul piano tecnico ha prodotto in due anni due retrocessioni: una sul campo e una per illecito sportivo, ma anche la scomparsa di un pezzo di storia del calcio italiano come la Torres femminile – pur al netto di responsabilità altrui – e il depauperamento definitivo di un settore giovanile che era stato annunciato come il fulcro di un processo di crescita e di rilancio dell’intero “pianeta Torres”. O legittima una rinuncia alla propria identità una società che non ha saputo fare altro che crearsi intere schiere di nemici dietro alle quali nascondersi, dai politici regionali agli amministratori cittadini, dal tessuto economico ai giornalisti, dagli altri club sportivi sassaresi al “sistema calcio” regionale, dai piani alti della Figc ai tifosi stessi, iniziando proprio dalla Fondazione, accusata a più riprese e con modi sempre più accesi di non operare per l’esclusivo interesse della Torres e del proprio mandato sociale e culturale.

Non sembrano necessarie altre parole per ribadire la convinzione, espressa chiaramente e all’unanimità dalle assemblee plenarie degli appartenenti alla Fondazione e degli associati dell’Associazione Memoria Storica, che sarebbe meglio per tutti se questa esperienza si interrompesse il prima possibile.

Quanto al futuro il signor Capitani non si deve preoccupare: ogni volta che è caduta, la Torres ha saputo rialzarsi, facendo sempre salva la propria dignità, il proprio onore e il proprio buon nome. 

Sarà ancora così. 

In qualsiasi categoria, la città saprà stare vicina alla sua squadra e saprà amarla come l’attuale proprietario ha dimostrato di non fare.

 

La Fondazione SEF Torres 1903

L'Associazione Memoria Storica Torresina

 

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